Marco Denti
Jimenez, 2021
Ogni volta che oggi prendo in mano un libro o ascolto della musica, che sia per lavoro o per piacere, mi trovo a pensare al periodo contingente e a come l’attuale pandemia abbia messo in luce un divario profondo e incolmabile forse. Abbiamo fortemente bisogno dell’arte: libri, audiolibri e musica sono stati i compagni di ognuno di noi, eppure continuiamo a mantenere ai margini coloro che se ne occupano.
Il mestiere dello scrittore o del musicista è visto con un certo storcere di naso, quel piccolo sogghigno saccente che si stira sulle labbra di chi poco sa e tanto invece crede di conoscere. In questo preciso momento storico è un imperativo categorico mettere in luce l’elevato valore terapeutico e simbolico dell’arte, e Marco Denti, giornalista, scrittore e autore del saggio Storie Sterrate, vi riesce ed è per questo che a mio avviso parlare di questo libro oggi è molto importante.
Musica e letteratura parlano una lingua comune, anzi secondo lo studioso Van Leewen i testi delle canzoni si collocano tra il linguaggio verbale e quello letterario e la scrittura letteraria attiva processi comunicativi che non differiscono poi molto da quelli del linguaggio musicale.
In tutta verità oramai dovremmo aver superato l’eterna e penosa lotta tra canzone e poesia, se guardiamo al passato questi due mondi sono quanto più affini e combacianti possibili, due universi paralleli che piuttosto che essere incompatibili abitano lo stesso spazio.
Questo libro non è adatto ai puristi a coloro che considerano blasfemia miscelare poesia e letteratura con argomenti tanto triviali come il rock ‘n’ roll; in realtà che poesia e musica nascano insieme è un dato acclarato. In Bob Dylan troviamo ritmi antichi e ancestrali stravolti ma attenti profondamente alla musicalità del verso, ed è proprio negli anni Sessanta che la musica popolare, nel senso di mainstream, ha conosciuto le più profonde interrelazioni con la letteratura. Questo libro è per i pensatori sognanti, per coloro che non discernono tra cultura alta e bassa e per i postmodernismi.
And the people bowed and prayed
To the neon god they made.
And the sign flashed out its warning
In the words that it was forming.
And the sign said: “The words
of the prophets are written
on the subway walls
And tenement halls
And whispered in the sound of silence. (The Sound of Silence)
Esistono cantautori la cui forma lirica della canzone non bastava e hanno deciso di ampliare i mondi cantati con fiumi di inchiostro ed esistono scrittori che non hanno potuto fare a meno di vivere con e per la musica, di trasformare una determinata passione per le pause, le intonazioni in una nuova mescolanza musicale. L’errare ieratico attraverso le storie di artisti e scrittori è insieme la forza del libro e il suo più grande tallone d’Achille. Chi legge si immerge in un territorio fatto di rimandi, citazioni e brevi disamine dove si vorrebbe scoprire sempre qualcosa in più.

L’autore ammucchia citazioni, riflessioni personali e perle rare, poi disfa il lavoro, si rivolge altrove, torna indietro riunisce i punti e scompagina di nuovo. In Storie Sterrate quello che si trova è una collezione di riflessioni appuntate come su un diario, dense o dinamiche. Pensieri errabondi che diramano le loro dita sognanti su una miriade di vite: Leonard Cohen, Lou Reed, Patti Smith, Laurie Anderson, Chuck Berry, Willy Vlautin e Stephen King tanto per dirne alcuni.In questo libro insomma
C’è chi ha scritto un libro e chi poteva evitarlo, chi ha raccontato la sua autobiografia e insieme tutta un’era […] chi ha declamato poesie ed è passato alla musica […] chi ha cominciato scrivendo canzoni e poi è passato ai romanzi […] chi ha alternato i versi per le poesie e per il rock ‘n’ roll, […] chi avrebbe potuto scrivere un tomo dopo l’altro e invece non l’ha mai fatto, ma nelle sue canzoni ci sono più storie che in un’intera bibliografia (Storie Sterrate, pp. 11-12)
A mio avviso quello che segue è un volume da conservare ben stretto, brillante per diversi tratti che testimonia ancora una volta come il flusso di scambio sia stato ed è tuttora biunivoco. Non esistono influssi che non siano paralleli e lasciarsi coinvolgere da ciò che succede all’interno di un libro o di una canzone, riflettere, ragionare e scoprire il modo catartico in cui quelle storie, in qualsiasi modo ci raggiungano, riescono a prenderci per mano è impressionante.
A volte in modo nostalgicamente malinconico come la scrittura di Willy Vlautin, oramai più noto come autore di libri che come leader di una band storica come i Richmond Fontaine; altre volte come un pugno nello stomaco nelle parole in musica di Bob Dylan o come una carezza ruvida portata dalla mano di un anarchico sognatore come Tom Waits. In un momento in cui l’arte in generale vede il suo spazio erodersi sempre più vi è bisogno di libri che ci raccontino grandi storie, che mettano in relazione le arti e i mestieri e ci facciano sentire un po’ più piccoli, che ci facciano calare in momenti topici per riscoprire il piacere della scoperta.
Storie Sterrate di Marco Denti è un libro perfetto da leggere oggi e lo è forse proprio perché nato dalla penna dell’autore durante i momenti di cattività del corpo, quasi una risposta immunitaria.
Grazie di essere stato con me fino alla fine della recensione, se il libro ti ha incusiosito puoi acquistarlo qui. Una piccola parte del tuo acquisto aiuterà a sostenere la mia passione di condividere storie letterarie e musicali.
[…] parole di Marco Denti lette in Storie Sterrate. Mi hanno colpito molto e mi portano a farvi le due domande conclusive di questa intervista di cui […]
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